Metallo nobile e bene rifugio.
È attorno a queste due definizioni che si gioca il ruolo dell’oro: da una parte emblema di quanto di più prezioso la natura può produrre, con le sue caratteristiche “nobili” per definizione di inossidabilità, lucentezza e resistenza; dall’altra, simbolo di un’economia da investimento che guarda al futuro e punta su un prodotto che, storicamente, garantisce una resa costante e una sorta di immunità dalla svalutazione a cui sottostanno tutti gli altri protagonisti dell’economia globale.
Tra i tanti oggetti in oro con i quali l’uomo può avere quotidianamente a che fare, ce n’è uno, in particolare, che mette fisicamente insieme queste due caratteristiche: la moneta da investimento.
Questa possiede sia un valore economico che può essere paragonato quasi a quello dell’oro puro, sia un valore simbolico e storico che la avvicina a quanto si può dire dei gioielli.
A differenza delle monete, però, questi non possono garantire un analogo ritorno dal punto di vista dell’investimento puro, in quanto, per essere realizzati e lavorati devono venire associati in leghe con altri metalli che, inevitabilmente, intaccano la purezza dell’oro di partenza.
Le monete d’oro, inoltre, portano su di loro anche un alto valore storico e simbolico che possono influenzarne la valutazione e che chiamano in causa ambiti diversi come quelli del collezionismo e della numismatica.
Tra le tante monete d’oro che hanno segnato la storia, una delle più ricercate da collezionisti e investitori di tutto il mondo è la Sterlina d’oro inglese.
A renderla speciale c’è sicuramente la sua lunghissima storia che parte dalla fine del 1400 e continua ancora oggi, e il suo valore economico che si avvicina a quello dell’oro puro.
Storicamente, come detto, la Sterlina Inglese cominciò il suo cammino nel 1489, quando Enrico VII decise di apporre la sue effige sulla faccia di una nuova moneta d’oro.
Sull’altro lato, invece, mise il simbolo della casata dei Tudor: una rosa. Originariamente, le venne dato il nome di “Sovrana“.
Dubbia l’origine della scelta: i più tendono a propendere che derivi dalla volontà di sottolineare la sovranità del popolo inglese nei confronti delle altre potenze dell’Europa di quegli anni.
Altri, invece, sostengono che l’appellativo voglia sottolineare la regola non scritta ma, effettivamente, rispettata fedelmente per quasi tutti gli esemplari, di apporre l’effige del sovrano su un lato della moneta.
L’altro lato, invece, soprattutto inizialmente non ebbe una destinazione univoca, preferendo incidere di volta in volta soggetti diversi, in genere legati alle diverse casate dei sovrani succedutisi nel corso dei secoli.
Le cose cambiarono nel 1817, quando, dopo qualche vicissitudine che ne interruppe la coniazione per qualche tempo, la sterlina d’oro inglese tornò ad avere corso legale.
In questa occasione fu deciso di trovare una figura di riferimento anche per il retro della moneta: a realizzarla fu chiamato l’incisore italiano Benedetto Pistrucci, che cesellò il disegno diventato familiare a tutti nei secoli successivi: ovvero la figura di San Giorgio che uccide il drago.
Questa, pur subendo diverse piccole modifiche, nel corso degli anni successivi fu quasi sempre mantenuta fedele all’originale.
Le cose cambiarono ancora nel 1914, quando all’alba dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, la coniazione venne interrotta e la sterlina fu tolta dal mercato, anche in conseguenza della decisione dell’Inghilterra di abbandonare l’oro come unità monetaria di riferimento.
La lunga e gloriosa storia della Sterlina d’oro, però, non era destinata a finire in questo modo. Nel 1957, infatti, la Zecca Reale, visto il dilagare della contraffazione e la richiesta sempre molto importante di esemplari i Sovrana dai mercati di tutto il mondo, decise di riprendere la coniazione.
Tempi e situazioni, però, erano ormai differenti e anche questa ripresa non portò la Sterlina a nuovi fasti, lasciando che la sua storia si esaurisse in modo quasi naturale ma riuscisse comunque a ritagliarsi ancora uno spazio con la produzione di alcuni nuovi modelli destinati, in genere, al mercato numismatico e del collezionismo.
Questi, riassumendo, sono i capitoli salienti della storia della sterlina d’oro, una moneta sicuramente tra le più conosciute in tutto il mondo e tra le più redditizie: anche durante la seconda guerra mondiale, per esempio, quando la svalutazione schizzò alle stelle, mandando in fumo la ricchezza di tante famiglie, chi aveva investito i propri averi in sterline inglesi, si ritrovò a poter contare su una fortuna che rimase immune dal contesto di deflazione e costituì una riserva essenziale per sopravvivere i un momento storicamente molto complicato.
Ancora oggi, che il contesto storico e sociale è radicalmente cambiato, la sterlina rimane comunque un investimento importante e dalle ottime prospettive.
Merito delle caratteristiche di questa moneta, il cui titolo è di 916,67 millesimi. Per “titolo”, si intende la percentuale di oro presente nella moneta rispetto al totale della materia di cui è formata.
Considerando che l’oro puro ha un titolo di 999,9 millesimi, si intuisce come il valore della Sovrana non sia molto distante da quello.
Per fare un veloce confronto, si consideri che i gioielli sono solitamente a 18 carati, ovvero con un titolo di 750 millesimi: decisamente inferiore rispetto a quello della moneta britannica.
Per quest’ultima, inoltre, ai vantaggi che sono quelli dell’oro puro (non essere influenzato dall’inflazione e dalla deflazione, avere un mercato sempre fiorente e una richiesta sul mercato normalmente superiore all’offerta) si aggiunge tutto il discorso legato al valore numismatico delle monete.
I tanti secoli di storia alle spalle della sterline, rendono questo versante particolarmente significativo per la Sovrana, le cui diverse coniazioni, nel corso dei secoli, hanno assunto, oggi, dei valori a volte decisamente eccezionali.
Il rapporto che c’è tra il valore dell’oro in sé presente all’interno della moneta e, appunto, il valore dato dalla storia, dallo stato di conservazione e dalla richiesta dei collezionisti, crea uno “spread” decisivo per gli investitori.
Spread che si attiene a delle regole particolari e non del tutto classificabili, come spesso capita quando si parla di beni da collezione: non necessariamente, infatti, in questo caso, uno spread più basso significa un investimento migliore.
Fondamentale è il differenziale di spread, ossia, tradotto molto semplicisticamente, il potenziale che la moneta ha rispetto al suo valore in oro, sul mercato del collezionismo.
In Italia le Sovrane si vendono bene con un differenziale di spread intorno al 20%.
Rimane valido il consiglio, per chi investe in monete d’oro, di non limitare il proprio portafoglio a un unico esemplare, ma diversificare quanto più possibile gli esemplari in proprio possesso.
Nello specifico, per la sterlina d’oro inglese non vale l’assioma: più antico, uguale più prezioso. Gli esemplari più datati, infatti, vennero coniati in quantità maggiori rispetto a quanto avvenne nei secoli successivi.
Il risultato è che delle monete risalenti al XVII e XVIII secolo, per esempio, non sono per nulla semplici da trovare sul mercato, con una inevitabile ripercussione sull’aumento del loro spread.
In generale, tutti gli esemplari del periodo vittoriano hanno una scarsa diffusione sul mercato e sono, quindi, molto richiesti dai collezionisti.
La cosa più complicata è riuscire a trovare delle monete che abbiano un buono stato di conservazione, con incisioni chiare e scritte leggibili.
Queste caratteristiche fanno sì che lo spread di monete così non diminuisca praticamente mai nel tempo e le rende, se reperite sul mercato, degli investimenti fantastici anche a lungo termine.
Tra gli altri periodi della storia inglese, molto interessante, per il discorso legato alla sterlina, è quello del regno di Edoardo VIII: questi, infatti, non coniò alcuna Sovrana, limitandosi a produrne alcune monete d’oro ufficiali che, oggi, hanno un altissimo valore sul mercato, data la loro rarità.
Parecchio richieste sono anche le Sovrane posteriori al 1817, anno di inizio della coniazione delle cosiddette Sterline Moderne.
Andando avanti di un secolo esatto (nel 1917), il discorso non cambia, visto che anche la Sterlina di quell’anno è ancora oggi ricercatissima, proprio perché figlia dell’ultima stagione in cui la Royal Mint, storica Zecca Reale inglese, produsse sterline d’oro.
A dimostrazione di quanto la datazione non sia un riferimento decisivo per la quotazione delle monete, si tenga presente che la Sovrana coniata da Elisabetta II nel 1989, per ricordare proprio i 500 anni della moneta stessa, è già uno degli esemplari più ricercati da collezionisti e investitori, nonostante di tratti di una Sovrana con appena 25 anni alle spalle.
Quest’ultimo esempio consente di capire quanto le Sovrane possano essere dei buoni investimenti anche a breve termine: soprattutto se lo stato di conservazione è buono, è sempre possibile e non troppo complicato piazzare le sterline d’oro sul mercato.
Inutile sottolineare, poi, che se in futuro l’Inghilterra decidesse di abbandonare la propria moneta nazionale ed entrare nell’Euro, i possessori di Sterline d’oro si troverebbero automaticamente ad avere tra le mani degli oggetti dal valore praticamente inestimabile, oltre che icone di una storia dalla tradizione più che secolare.